Definire l’amore significa limitarlo

Per un’esortazione a liberare l’amore dalle connotazioni

L’amore può essere diviso in sacro e profano, umano e divino, o c’è solamente amore? L’amore appartiene a uno e non a molti? Se dico, “Ti amo”, esclude forse ciò l’amore dell’altro? L’amore è personale o impersonale? Morale o immorale? É qualcosa di intimo, o no? Se amate l’umanità potete amare il particolare? L’amore è un sentimento? È una emozione? È piacere e desiderio?
Jiddu Krishnamurti

 

Uno dei più grandi malintesi nei quali noi occidentali cadiamo è il tentativo di comprendere mentalmente tutto quello che ci accade, sentimenti compresi, e cercare di categorizzarli.
L’aver scelto come punto di partenza per una riflessione sull’amore una citazione del filosofo orientale Krishnamurti, vuole al contempo essere provocatoria ed offrire un nuovo punto di vista dal quale guardare all’argomento.

È interessante vedere come l’autore ponga delle domande in cui emergono connotazioni contraddittorie all’interno del concetto generale di amore. Cosa genera queste contraddizioni?
Se dovessimo rispondere alle domande poste probabilmente ognuno di noi, a seconda del tipo di famiglia nel quale è cresciuto, del tipo di educazione ricevuta o del rapporto con la religione di appartenenza, risponderà diversamente.

Questo significa dunque che non esiste una definizione universale di amore?
Dovremmo aprire gli occhi su questa frammentazione per capire che ciò che noi crediamo sia amore in realtà è un costrutto mentale, un insieme di qualità e caratteristiche che ci sono state trasmesse per via culturale.

C’è infatti chi crede che l’amore sia abnegazione verso l’altro, chi ravvisa nella gelosia e nel possesso l’espressione del proprio sentimento o chi nel desiderio carnale e nella sua soddisfazione.
Tutti questi modi d’intendere l’amore sono parziali, sono frutto del pensiero, sono proiezioni nel passato o nel futuro e quindi non possiamo definirli amore.

Krishnamurti per farci intendere la natura dell’amore lo paragona ad un fiore profumato. Sostiene che ognuno di noi può decidere se godere del profumo del fiore o trascurarlo e che quindi indipendentemente da ciò che decidiamo di fare, il fiore sarà lì a dispensare il suo profumo.
“Quel fiore è lì per chiunque, anche per colui che si prende la pena di odorarlo profondamente e di guardarlo con piacere. Sia egli molto vicino nel giardino o molto lontano, per il fiore è la stessa cosa, essendo ricco di quel profumo lo distribuisce a tutti”.

In conclusione, per arrivare a vivere l’amore non dobbiamo pensarlo, strutturarlo, cercarlo, ma attingere al profumo di quel fiore in maniera naturale senza alcuna aspettativa o pregiudizio.

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