A che gioco giochiamo? Un viaggio attraverso i ruoli che impersoniamo.

 

Tra quanti si prodigano per  salvare il mondo, quanti non hanno le forze per farlo e quanti condannano tutte le azioni sin d’ora intraprese.

Sono sempre stato affascinato dalla mente e dai suo meccanismi consci ed inconsci, in particolar modo dai giochi psicologici ai quali spesso aderiamo.
Uno dei giochi più comuni, è quello che Stephen Karpman, psicologo allievo di Erich Berne, ha definito triangolo drammatico. Secondo il suo modello esistono tre ruoli che costantemente tendiamo ad interpretare quando interagiamo con gli altri:

▪  Il SALVATORE, è completamente proteso nel tentativo di aiutare gli altri e si sostituisce addirittura a loro, ma in tal modo non si rende conto di innescare un meccanismo che sottostima le capacità di agire, pensare e gestirsi in modo autonomo di chi gli sta accanto.

Quando giochiamo il ruolo dei salvatori ci attribuiamo valore nella misura in cui riusciamo ad essere utili agli altri, svalutandoli, per dimostrare a noi stessi la nostra bravura e bontà. Di solito chi vive da salvatore cerca di colmare il cattivo rapporto con se stesso tramite azioni ritenute collettivamente meritorie. In tal maniera instaura con gli altri un rapporto asimmetrico che gli garantisce di potersi aspettare gratitudine e riconoscenza. È evidente che se accanto a sé non trova persone che giocano alla vittima, il suo modello diviene inattuabile.
 

▪  La VITTIMA, si sente inferiore agli altri, si svaluta, trovando così il pretesto per non agire e sentirsi in balia degli eventi o delle persone nelle quali si imbatte.

Chi gioca alla vittima sfrutta questa sua incapacità, sfortuna, inabilità, enfatizzandola per ottenere il massimo d’attenzione, di riconoscimento e d’aiuto dagli altri. Quando ci comportiamo come vittime cerchiamo la causa della nostra sofferenza all’esterno, in una persona, ad esempio, che imputeremo come causa di tutte le nostre disavventure e cercheremo di farla sentire in colpa, magari appoggiandoci anche all’aiuto di un salvatore per il quale è impossibile rimanere impassibile alle nostre vistose richieste di aiuto.

▪  Il PERSECUTORE, attacca, critica, sminuisce, giudica, condanna e svaluta gli altri fingendo di non essere mai debole ma mostrando sempre una forte aggressività che parte da quella verbale per concretizzarsi anche in quella fisica.

Giocare al persecutore significa aderire ad un ruolo fortemente coercitivo nei confronti degli altri. I persecutori sentono di avere sempre un giusto motivo, un diritto acquisito  per poter punire gli altri. Sentono di avere l’ingrato compito di far rispettare delle regole, non importa in quale maniera.

Ho voluto fare una panoramica dei ruoli e delle loro caratteristiche, in primis perché ognuno possa facilmente cogliere la familiarità in certi comportamenti ed in secondo luogo per sottolineare come tutte le tre posizioni siano manipolative, nel senso che ci sono utili per attirare l’attenzione su di noi.

Se entriamo nel “triangolo drammatico” incominceremo ad interpretare i tre ruoli a rotazione spesso senza rendercene conto. Infatti non è detto che rimaniamo vittime in tutti i contesti o con tutte le persone con le quali ci rapportiamo. Esistono persone che, ad esempio, a lavoro si comportano da vittime e una volta tornate a casa si comportano da persecutori. Sarà facile trovare nel contesto familiare, poi, chi cercando di placare il persecutore e salvare la vittima interpreterà il ruolo del salvatore.

Come provocazione vi esorto a guardare alle vostre interazioni con gli altri. A che gioco state giocando?

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