Sappiamo vedere la foresta e gli alberi? La realtà è diventata complessa, senza un occhio allenato, riusciamo a percepirne solo frammenti.

Quando scoppia un temporale è facile vedere per strada, tra tante persone che hanno aperto i loro ombrelli, qualcuno che corre sotto i balconi per evitare di inzupparsi.
Il malcapitato probabilmente prima di uscire di casa non avrà volto gli occhi al cielo o, preso dalla fretta, avrà dimenticato sul tavolo l’ombrello o, ancora, prevedeva di arrivare al coperto prima che cominciasse a piovere. Indipendentemente dal motivo, un fatto banale, come non avere un ombrello quando piove, può essere esplicativo per definire una certa incapacità di vedere le componenti di un fenomeno.

Continuando con l’esempio del temporale è improbabile che esso si sia manifestato in maniera del tutto improvvisa. Di certo le nuvole si saranno addensate, il cielo non sarà stato terso, il sole sarà stato coperto: queste sono alcune delle situazioni che avemmo potuto notare per ritenere ragionevole lo scoppio di un temporale. Probabilmente queste condizioni non si saranno manifestate contemporaneamente, ma sono tutte collegate tra di loro ed è proprio l’influenza di ciascuna di loro sull’altra ad aver definito il “sistema temporale”. Dico sistema, perché il temporale in quanto determinato da una serie di componenti che si influenzano vicendevolmente ne è un chiaro esempio.
Se non abbiamo colto le connessioni tra le varie componenti del “sistema temporale” è perché non siamo abituati a pensare in maniera “sistemica”.

 

In definitiva, se siamo stati colti impreparati dalla pioggia, non è per sfortuna o coincidenza ma ne abbiamo una chiara responsabilità. Abbiamo ignorato, volutamente o meno, i segnali che il sistema ci aveva inviato.

Mi spiego, la realtà nella quale viviamo è un enorme sistema nel quale anche noi ci muoviamo come sistemi influenzandola ed essendone influenzati. Per questo motivo quando ci succede qualcosa non dobbiamo mai fermarci a considerare il singolo evento ma dobbiamo imparare ad inserirlo in una struttura più ampia, dobbiamo cercare di vedere le connessioni, quegli indizi che, come nel caso del temporale, avrebbero dovuto farci capire quello a cui stavamo andando incontro per “non rimanere senza ombrello”.
In tale direzione lavora il pensiero sistemico che, citando Peter Senge, rappresenta “l’arte di vedere la foresta e gli alberi”.

Provocatoriamente: provate a chiudere gli occhi e ad immaginare una foresta. Come la visualizzate? Un ammasso di verde indistinto o tanti alberi separati? È da questo punto che dobbiamo partire per comprendere bene la natura dei sistemi che sono albero e foresta allo stesso tempo. 

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