Black Bloc e le violenze a Roma

Premettendo che mi considero scevro da posizioni politiche o religiose, volevo fare alcune considerazioni sulle violenze di questi giorni.
Siamo tutti d’accordo sul fatto che la violenza, da qualsiasi parte venga, sia da condannare, però mi permetto di dissentire da tutti quelli che si sono espressi con “totale chiusura ai violenti” e ne voglio spiegare il motivo.
In questa società abbiamo perso la capacità di comprendere le conseguenze delle nostre azioni nel tempo; ci comportiamo in modo “reattivo” con la conseguenza che i risultati ottenuti non risolvono in modo definitivo il problema.
Non dare ascolto ad un gruppo, in una moderna società democratica, significa non accettare che esista: è pura utopia e non accettazione della realtà.
Negando l’esistenza di questa parte sociale e delle istanze che reclama (adesso non sto considerando il come ma il perchè) non facciamo altro che dirci mentalmente “non dovrebbe essere così! questa violenza è esplosa dal nulla!”

Se gli americani avessero ascoltato Bin Laden con le sue richieste, forse anche assurde, ma avessero operato con un atteggiamento di ascolto provando con più forza a negoziare, forse avremmo risparmiato tante vite e guerre. Ma il “prestigio” americano non si concede questo comportamento. E le conseguenze le paghiamo tutti.
Per questo penso sia meglio capire cosa anima i black bloc, e cercare di dare una risposta sistemica ai loro problemi perchè, che lo si voglia o no, sono espressione di questa società in cerca di un cambiamento, di una forte trasformazione, che non trova ancora spazi per esprimersi.
Noi però non possiamo credere che sedando in maniera coercitiva questa frangia della società, si sia risolto il problema, tutt’altro, esso emergerà di nuovo con forza non appena ne avrà possibilità. Per questo voglio provocatoriamente mettermi dalla parte dei violenti, ascoltarli per capire che cosa hanno da dire e cominciare il processo di cambiamento della società.

Vita strategica ed io ci crediamo!

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